Ottavio scorreggiò durante il pranzo e come sempre mi dette la colpa: mia mamma Nara, rossa nelle guance schiantava dal ridere, ci vedeva tutti insieme, il suo mondo era tutto lì.
Le mie cugine erano belle da paura, delle passere assurde, Claudia, Annalisa, Sandra , Flaviana, Dania e mio fratello Paolone dedito ai giornalini si sentiva male.
Dopo il panettone mio cugino Fabrizio armo’ le cannucce del fosso accanto con chiodi appuntiti : era la caccia delle galline mentre Zio Augusto, fichissimo, copriva il misfatto come se niente fosse.
Poi partitella di calcio nell’aia e finì ai rigori .
Ascoltavo sempre mio padre appassionato di calcio: “salta l’uomo” , “gira a sinistra” , “arriva sul fondo”, “crossa”, “gioca per la squadra”.
Arrivò il suo turno:
tutto concentrato e fiero nel volto, tirò una cacata di punta e io la parai…
avevo solo 5 anni, roba da vergognassi.
Dentro di me pensai: ma questo mi stracolma di consigli e poi calcia di punta ?
Io boh.
Poi lo guardai per bene :
nato povero e fenomeno alla scuola di Montepescali dovette smettere dopo le elementari nonostante fosse secondo solo alla leggendaria Elena Cipriani, mitica professoressa di Liceo e scrittrice.
La leggenda dice, ma è vera, che abbia fatto 28 volte in bicicletta sino a Vetulonia per trovare lavoro, assunto poi per quasi pena, come manovale.
Baluardo della famiglia ha sempre aiutato tutti noi senza muovere mossa o incertezza.
Capii in un attimo e corsi ad abbracciarlo :
Era lui il mio Maradona.
Re Teti